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La Misericordia e' il segreto di Dio: la Madonna lo sa. Per questo l'Arcivescovo di Milano in visita alla chiesa di Santa Maria Segreta ha detto che il segreto della Madonna e' la Misericordia. Per questo possiede il titolo di Santa Maria Segreta.
Il messaggio sintetico che il pastore ripete alle sue pecore al momento dell'ultimo saluto.


OMELIA PER IL COMMIATO
DALLA PARROCCHIA
Festa di Cristo Re 1987


Non un commiato da voi, oggi, e da questa Chiesa di Santa Maria Segreta che ho servito ed amato come una mistica sposa, ma un incontro decisivo e definitivo, e l'inizio per me di un altro sereno breve cammino: per voi e per questa parrocchia che è stata fin qui affidata al mio cuore, l'avvio verso una nuova primavera che prego da Dio, per il mio successore e per voi, benedetta.
Mi ritrovo con voi, in questa celebrazione, con l'animo illuminato dalla fede, confortato dalla certezza della speranza, aperto all' amore.
Amore per Te, Signore Gesù, che dalla adolescenza mi hai scelto come amico, come interlocutore di ogni giorno, come partecipe del tuo eterno ed unico sacerdozio, a servizio della Chiesa e di ogni fratello e sorella che ho incontrato in cosi' lunghi anni di ministero pastorale.
E' di nuovo la Madonna che ci accoglie oggi: la Vergine venerata dalla mia gente, la Madonna dell' Aiuto della mia parrocchia nativa, la Madonna di Caravaggio alla Quale mi indirizzavo fanciullo in un povero carro e alla Quale sono tornato per predicare nel Suo Santuario al clero della diocesi di Cremona, quando vi era arcivescovo il grande Mons. Cazzani.
Appena la vigilia della ordinazione sacerdotale, e poi, tante volte, negli esercizi spirituali, mi sono raccolto sotto lo sguardo della Madonna Addolorata di Rho. Con commozione ricordo il suono dell' Ave Maria che mi riscosse dal breve sonno alle cinque e poi, l'arrivo a Milano in Duomo dove, alle sette, il Cardinale Schuster, giovane ancora, iniziava il rito della mia consacrazione sacerdotale.

Da quel mattino del 26 Maggio 1934 sono sacerdote in eterno
.

A questa mia età, la gioia di questa certezza è inesprimibile. Dio non avrebbe potuto elargirmi un dono più grande. Con la gratitudine, l'amore, l'Alleluia che il mio cuore canta senza fine e canterà, spero, in Cielo in eterno.
Mio Dio, sii benedetto! So di non avere meritato questo dono eccelso. Nessuna gioia più grande e nessun dono pari a questo: essere prete: "Tu sei sacerdote in eterno".
Per questo, nessun pentimento di una scelta fatta con tutto l'amore, e, nemmeno, la più lieve stanchezza in un ministero che mi è costato a volte tanta fatica, delusioni, insuccessi, contrasti, incomprensioni. Ma il discepolo non è da più del Maestro ed io non mi sento degno, nè sarei in grado, di subire la sorte che Egli ha subito. E la Croce, la Sua Croce, che pure amo, se mi grava le spalle, non mi lascia indifferente sotto il suo peso.
Appena posso dirGli, alla mia età, volto alla sera della vita: "Accetto, Signore, di vivere ancora, di lavorare nella Tua vigna, ma non meno di rispondere alla Tua chiamata, sempre grato di quello che Tu mi doni nel tempo, ed insieme felice se la Tua voce mi si faccia sentire per l'appello supremo, sapendo che non sono mai solo: lo sarò ancora meno nell' ora della morte, dopo di avere tanto pregato la Madre Tua: "Prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte".
La Vergine e' la Madre: la Regina che è la porta del Cielo.

IL CRISTIANESIMO E' LA RELIGIONE DELLA MISERICORDIA

Sono al declino? Dio solo lo sa. Con dolore, ma senza sgomento, mi sento circondato da tanti vuoti. Il pensiero della morte non mi induce spavento e la fiducia in Cristo, nella sua misericordia, mi apre sempre più il cuore alla speranza. Ho lavorato, ho faticato, non mi sono mancati i dolori e le lacrime e, se pure non sia stato all'altezza del mio formidabile impegno, ho dimesso le paure del passato, avendo imparato, nel tempo che passa fugace, secondo l'invito di S. Agostino, a guardare di nuovo il Crocifisso. Perchè il Cristianesimo, più che la religione del peccato perdonato, è la religione della grazia impensabile e della Misericordia e dell'Amore aldilà di tutte le attese. Nessuno conoscerà mai quaggiù l'abisso dell' Amore crocifisso e della Sua infinita capacità di perdono.
Per questo il prete è l'unico vero profeta della speranza.
Per quanto peccatore, e appunto perchè tale, mi aggrappo a te, o Santa Croce.
"O albero, accoglimi! Da solo, sono talora uscito dalla protezione dei tuoi rami, da solo ora ritorno a Te, o Padre mio immobile ed immutabile". E' Claudel che prega: "Raccoglimi, dunque, sotto la tua ombra, o Figlio della terra! O legno, o santissimo legno, in questa mia ora che è di commiato, ma più di attesa e di fiducia.

Chi è giunto all'autunno ha spesso l'ingannevole impressione di non avere raccolto che frutti amari. Ma poi giunge la stagione che non ci inganna più, fuorchè la rivelazione dell'inverno.
Per il sacerdote, l'inverno è solo la stagione di cui la morte è la primavera. Che importano i cenci delle cose umane, dei miei stessi peccati, se me li sono strappati dal corpo e resto povero, nudo e fiducioso nell'attesa di Dio? "Tu, o Dio, non disprezzi un cuore contrito e umiliato".
Noi compiangiamo i fanciulli, i miei due fratellini morti prima dell'età dell'amore. Mi duole, invece, che essi non siano arrivati a conoscere questa pace, questo silenzio del declino, l'avvicinarsi di una serenità mai provata, questo aprirci a un destino che è lo sbocco finale del vivere, quando stiamo per gettarci in eterno nell'oceano dell'infinita Luce di Dio.
Accogliamo questa certezza e questa gioia.
Il tempo che ci sfugge di mano è la stagione dell'amore più grande.


Alla sera della tua vita sarai giudicato sull'amore ...
Stanno queste parole sulla soglia dell'ultimo inverno che non è il tempo dell'aridità o delle sorgenti gelate, ma della tenerezza purificata e del dono di noi stessi ad ogni creatura che ci avvicina.
Il bimbo, diceva Wordsworth, è il padre dell'uomo.
Ciascuno è sempre, fino alla fine, il bimbo della partenza. Perchè non abbiamo il tempo di uscire dall'infanzia e la mamma, la mia mamma che mi ha preceduto, mi sorriderà al prossimo incontro. E bisogna avere la confidenza del figlio, la trepida confidenza del figlio che non ha paura, anche se tante volte ha sbagliato.
Siamo come lo scolaro sempre in ritardo, seduto sul gradino della soglia, finchè il maestro gli apra e lo faccia entrare.
Il Paradiso è questo: l'aula di Dio alla quale ci affacciamo con le mani vuote, ma col volto e il cuore segnati dal grande desiderio: "Signore, aprimi!".
Siamo e ci sentiamo un vaso vuoto, dobbiamo riconoscere di non avere risposto a tutte le attese di Dio, ma il grande desiderio, il pentimento e l'Amore ci aprono all'incontro con Lui.
Noi non siamo nulla. Lui solo è.

Noi non aggiungiamo, non continuiamo, non sappiamo prolungare di una sola sillaba la nostra povera storia, ma siamo certi del nostro destino eterno. Perchè rechiamo la piccola lampada appena fumigante della fede e il Dio di Emmaus, ferito dalle mani degli uomini, non può che aprirci la porta, se appena con umiltà, con amore, gli stendiamo la mano.

Ho conchiuso il compito tra voi.
Vi ho amati, vi ho tanto amati, vi amo, vi amerò ancora e sempre di più, ora e poi, nella comunione che non si esaurisce nel tempo, ma che diviene più profonda quando il cuore, finalmente distaccato e puro, si trasfigura in Dio solo.

Devo ricordare e ringraziare ognuno: i morti e i vivi: il mio venerato predecessore, Mons. Natale Magnaghi, del quale fui Vicario per quasi cinque anni; i confratelli che hanno portato con me e più di me il peso e la fatica; il mio tanto amato don Enzo Bellini, l'allievo dal mio cuore prediletto, mio protettore e mia guida fino all'ora estrema. Tutti i parrocchiani e gli amici.
A questo termine, nulla ho di che esaltarmi: sono una povera piccola elemosina di Dio, lontano dalla sibillina frontiera di ogni compiacenza. Ma so, e ciascuno mi è testimone, che non appartengo, nè mai sono appartenuto, ai loquentes mendacium, a coloro che la mirabile Cristina Campo definiva gli imperdonabili: ai cani muti di Isaia che tacciono o manipolano la Verità, ai profeti di menzogna.


HO SEMPRE ANNUNCIATO LA VERITA'


Ho denunciato la menzogna, non senza conseguenti amarezze.
Ma sempre per amore, nell'amore, con tanto amore.
Da ognuno imploro perdono. Perdonatemi perchè vi ho amati.
E dico a Te, mio Gesù: "Signore non sono degno...".
Tu sei la Misericordia: non mi dire, te ne scongiuro, al prossimo incontro: "Non ti conosco".

Basta amare! Basta amare!
E' la parola del mio Povero e Santo Cristo della Croce che, scritta nel cuore, risplenderà per l'eternità. Sacerdote, ascoltami! ripeteva S. Alfonso Maria de Liguori: “Ascolta, non ti stancare mai di ascoltare questa parola di Cristo morente: "Basta amare!" .
Il Crocifisso, il Povero e Santo Cristo della Croce, l'Amore immolato e infinitamente misericordioso, è il nostro Dio e il Paradiso è la Sua suprema ed eterna misericordia.
"Datemi un Crocifisso grande", supplicava don Sisto Colombo morente, l'insigne professore dell'Università Cattolica. Perchè il Crocifisso è l'Unico, Egli è il Solo.
Ed io Lo offro con voi al Padre e alla Vergine Madre in questa Messa.

In Lui, il passato è una misericordia infinita, il presente un istante fuggevole ma carico d'eternità e colmo di speranza. Davanti abbiamo il Cielo.