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NOTE  PER  L’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE
 
AMICI  DEL VESCOVO MONS. EUGENIO CORECCO
 
PER LA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
DI GESU’ BAMBINO AL TEMPIO
 
1998

 

Cari amici, l'assemblea annuale di sabato 14 marzo è stata anche per me un momento particolare, dopo aver meditato il secondo numero del Bollettino, che è piuttosto corposo. Sua Eccellenza Mons.Angelo Scola ci ha ricordato come si può leggerlo: le chiavi del rapporto : spirito/istituzione stanno nella preziosa affermazione fatta dal nostro Santo Padre nel 1981: “La Chiesa stessa e movimento” . Probabilmente ciò rappresenta una strada maestra perchè la Chiesa faccia vedere il Volto di Gesù Cristo all'umanità assetata.         

Cari amici, per tanti la “sbornia” è stata forte, la “svolta antropologica” ha fatto quello che ha fatto. C'e un libretto interessante di un tale sac. Luigi Villa (omonimo del nostro Monsignor Luigi Villa): Paolo VI beato? Ed Civiltà Brescia. A pagina 96 si fanno anche i nomi di Corecco, Ratzinger e Scola. Francamente l'ho trovato interessante: una provocazione a pregare il Signore che faccia rifiorire il deserto, a partire da quel seme che Dio ha posto nei tempi moderni con il Magistero di Humanae Vitae di Papa Paolo VI.  Da questo seme fioriscono, amici miei, grandi meraviglie, e le vedremo. Perciò non abbassiamo la guardia. Siamo sempre più riconoscenti a Dio e Dio sia al centro delle nostre riflessioni. E' Lui "lumen gentium", cioè il “segno di contraddizione” cui il nostro Santo Padre ha inspirato il Suo Regno (vedi Esercizi tenuti da Wojtyla alla Curia Romana nella Quaresima del 1978, e intitolati: “Segno di contraddizione” con  un richiamo preciso all’
Humanae Vitae e alla civilta' dell'amore.

E non dimentichiamo come il massimo mistico dei nostri tempi si rivolgeva a Paolo VI     “... so che il vostro cuore soffre molto soprattutto per la mancanza di obbedienza di alcuni, perfino cattolici, all'alto insegnamento che voi date ...vi ringrazio per la parola chiara e decisa che avete detto nell'enciclica Humanae Vitae" (
Padre Pio al Papa Paolo VI  Lettera del  12 settembre 1968 )

Si cari amici, non capiremo mai abbastanza quale dono ci fa Dio con il primato di Pietro in mezzo alle rivoluzioni della storia: il demonio non prevale su Kefa e non impedisce l'eterna rivoluzione dell'Amore, che Cristo ha portato nel mondo attraverso la compagnia dei Suoi amici e che ci ordina di continuare : fate questo in Memoria di Me.

Certo, la forma della Sua Presenza nel mondo cambia, ma è sempre Lui, è il Signore, è il Cristo Re che opera. Era questo a commuovere il cuore di Mons.Eugenio Corecco. Infatti, uno che ha la percezione del Cristo, cioè della "forma consustanziale" dell'umano in Dio, riconosce che Lui continua nella Costituzione monarchica della Santa Chiesa Suo Corpo . Ecco perchè il nostro amico incentrava le sue riflessioni  contro gli idoli delle statolatrie massoniche, dalle religioni dell'uomo alle sette nelle versioni più attuali, New Age, Next Age e chi più ne ha più ne metta...
Anzi si ha la sensazione che le sue stesse partecipazioni ai Sinodi mondiali dei Vescovi fossero penetrazioni in "partibus infidelium". Perciò ho trovato commovente l'ultimo numero del Bollettino dell’Associazione con le sue lettere dal Sinodo per i laici: una sofferta  ed umanissima partecipazione unita con il più penetrante concetto cristologico ... e all'inferno ogni esegismo ariano travestito di "amore per la parola", quella di un dio o dell'altro !

 Come non rimanere colpiti dalle sue osservazioni sul cardinale che racconta barzellette in latino durante una pausa dell'assemblea ? o quando il suo sguardo si posa sul Papa che si guarda in giro divertito, come un maestro quando vede la sua classe silenziosa e china sul problema di aritmetica appena distribuito. E commuove che attraverso tutto l'umano in cui è immerso, il giudizio non perda quella chiarezza di tenera comunione: “nella Chiesa tutto e carisma, anche l'istituzione. Allora il pericolo di non capirci più nulla diventa grande”.

Si cari amici, tutto è dono, e  lui ce lo ha insegnato anche in questi tempi così cattivi.
Se questo e chiaro, diventa un dono anche la figura del laico, perché come confessò allo stesso sinodo mondiale
Joseph Ratzinger, l'unico scopo dell'Ordine è farci vivere il Battesimo. Il massimo dono per i cristiani è il Battesimo, cari amici, cioè il potere  rappresentare Cristo sulla scena del mondo. Per farlo riconoscere, dobbiamo rappresentarlo sulla scena del mondo e dobbiamo farlo da uomini, nei due modi che fanno di un uomo un uomo: il lavoro e l'amore. E qui sta l'avventura, perchè se io te lo rappresento e tu dimostri di riconoscerLo, Lui ti fa protagonista della tua vita: te la prende, te la penetra, te la dona cambiata, più unita, magari gravida di nuova umanità.

Quindi Cristo attende che tu Lo faccia riconoscere dappertutto: sia che ti trovi in università a San Diego in California nell'Istituto di Fisiopatologia respiratoria (come fa il Fabio, per il quale vi chiedo di pregare), o che ti trovi di fianco a un moribondo in un condominio a Milano,  o che ti trovi a preparare il caffè a Bareggio come fa la perpetua in casa del parroco. Tu sei Cristo per gli altri !

A proposito di caffè, l'ultima volta che ho visto il Vescovo Eugenio camminare, è stato un giorno in curia, dove accompagnavo il nostro Monsignor Villa. Appena giunti, prima di fare una lunga conversazione, noi tre nel suo studio (mi ricordo il clima cosi familiare
e il tema trattato: la Nuova Evangelizzazione in generale e toccammo diversi argomenti: la vita del Cardinale Schuster, il viaggio del nostro Santo Padre in Estremo Oriente, la
Facoltà Teologica che lui ha fondato, l'amicizia con Giussani, il tempo che si fa breve...), ma prima di andare nel suo studio a dialogare, quella volta ci venne incontro lentamente lungo il corridoio e ci chiese se volevamo un caffè. Allora, muovendosi piano per il male dovuto all'ultimo intervento subito, ha fatto qualche metro, è entrato in una piccola cucina e, in silenzio si è messo a preparare il caffè. Dopodiché, sempre in silenzio ce l’ha offerto. Non riesco a dire la commozione di quei momenti. Ad un certo punto, mi sento chiedere:  “ e buono? ” Rispondo: “ Eccellenza, come potrei dire: no ? ”

Dopo la conversazione, a una certa ora del tardo pomeriggio dovemmo salutarci. Lui ci accompagnò lungo quel corridoio, e ci lasciammo. C’eravamo già salutati e abbracciati. Ma pochi istanti dopo, ci voltammo e i nostri occhi si incontrarono: i suoi erano bagnati. Piangeva. Ho guardato subito monsignor Villa. Quell’istante ci ha segnati in modo indelebile.

L'incontro successivo, sarebbe stato l'ultimo, nel febbraio del 95. E di questo ho detto qualcosa nelle note inviatevi l’anno scorso.

Cari amici, stiamo uniti nella preghiera che domanda al Signore di nutrire la memoria del nostro amico in Lui. E per questo offriamo tutto al Cuore di Gesù e di Sua Madre.