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HSIAO CHIN:
MIO NON E’ CIO’ CHE MI APPARTIENE
MA CIO’ CUI IO APPARTENGO


Hsiao Chin è uno dei protagonisti dell’arte mondiale di questo tempo e forse di ogni tempo, una figura di intellettuale che crea ponti fra le culture di Oriente e di Occidente, e così contribuisce a formare l’umanesimo di una nuova civiltà, che il nostro pianeta sta vedendo nascere.

Queste note sono scritte per invitare il lettore ad accostare Hsiao, a farsi guidare nella ‘consumazione’ della sua arte, per potere godere almeno un poco della sua saggezza.

Appena l’ho conosciuto, gli ho chiesto di dire una parola su un’opera di quelle messe in mostra al vernissage dedicato a lui, in cui ci siamo conosciuti: era l’immagine di un cuore dal colore vivace con una piccola spirale dentro. Per comunicarmi il significato di questa sua opera, Hsiao mi ha ripetuto un verso poetico della tradizione cinese: ‘nel mio cuore c’è l’universo’. In quell’istante mi ha invaso l’evidenza folgorante di una corrispondenza fra questa coscienza umana (che può essere di ogni uomo che viva la verità del proprio essere) e la stessa figura del Papa: l’uomo che rappresenta Dio e nel quale il divino si comunica usando l’umano. “Con l’universo nel cuore” è anche il titolo del film sulla vita di Hsiao Chin realizzato dal regista bolognese Ginetto Campanili e proiettato in diversi festival del cinema in Italia e nel mondo.

Hsiao Chin nasce il 30 gennaio 1935 a Shanghai: suo padre è Hsiao Yu-Mei che ha fondato nel 1927 la prima scuola musicale cinese, il Conservatorio di Shanghai. Da ragazzo Hsiao si trasferisce a Taiwan dove nel 1950 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Taipei, studia l’arte moderna e con altri artisti cinesi fonda il movimento astrattista Ton-Fan: Oriente.

Negli anni Cinquanta vince una borsa di studio e si trasferisce a Madrid, dove frequenta i maggiori artisti dell’Informale spagnolo. Alla fine degli anni Cinquanta è a Milano, dove stabilisce contatti con artisti come Fontana, Crippa, Castellani, Manzoni. Nel 1960 visita la Biennale di Venezia e conosce Franz Klein.

Nel 1961 fonda a Milano il movimento internazionale Punto con artisti di tutto il mondo, al quale aderisce anche Fontana. Punto “vuole affidare all’arte il trascendimento della vita terrena – spiega il critico d’arte Nerio Rosa - verso una superiore vita spirituale, esprimendo la consapevolezza dei limiti umani rispetto all’infinito che ci trascende. A ben vedere il secondo movimento Surya (Sole) che fonda a Milano nel 1977 è orientato nella stessa direzione trascendentale, ed intende integrare le diverse discipline artistiche nell’avvicinamento umile, consapevole dei limiti umani, al Grande Essere che ci sovrasta, e alle cui vibrazioni solari sono legate le nostre stesse emozionalità creative”.

Nel frattempo, aveva lavorato a Parigi nel 1964, e dopo una permanenza a Londra, si era stabilito a New York dal 1966 al 1971: vi aveva conosciuto il pop-artist americano Mark Rothko e vi aveva insegnato pittura a Long Island University. Nel 1972 era stato docente di Comunicazione Visiva all’Istituto Europeo di Design di Milano. Nel 1972 era tornato negli Stati Uniti ed aveva insegnato pittura a Los Angeles.

Seguono anni di intensa vita intellettuale, affettiva e spirituale con esperienze anche dolorose, che lo vedono portare le propria arte nel mondo attraverso conferenze ed esposizioni in gallerie di molte città: opere sue sono presenti all’interno di musei e di collezioni pubbliche e private di ogni livello.

Nel 1980 il Governo di Pechino lo invita alle celebrazioni per il quarantesimo della morte di suo padre, uno dei più grandi musicisti cinesi, ed ha l’occasione di tornare a Shanghai e di tenere conferenze sull’arte contemporanea internazionale.

In quegli anni Hsiao Chin continua ad insegnare e a viaggiare, facendo esperienze che si riflettono nel suo libro: Percorsi di autocoscienza dell’anima, Edizioni Prometeo. Attraverso la sua ricerca spirituale ed artistica Hsiao porta alla luce quei punti di contatto fra l’estetica moderna occidentale e quella della sua cultura d’origine. La filosofia buddista, taoista e zen sono gli orizzonti in cui si sviluppa tale ricerca, realizzandosi nel corso di cambiamenti di stile anche netti. Si tratta di mutamenti che si ritmano tra ciò che Hsiao Chin stesso ha definito il suo “impulso alla struttura matematica” ed un “lirismo soggettivo” che si esprime nei liberi tocchi di pennello e spruzzi di colore eseguiti spontaneamente, seguendo l’impulso dell’energia che libera la mano. Ed ottiene un risultato di sobria essenzialità, dietro la quale si percepisce una raggiunta maturità di pensiero che fa riflettere nell’uomo la dimensione cosmica della realtà totale in un godimento al quale non si può che dare il nome di ‘amore’. Per questo, ho donato a Hsiao Chin un libretto scritto dall’ambasciatore della Cina presso la Santa Sede, John Wu: La scienza dell’amore, e gli ho scritto le parole con cui Papa Ratzinger ha intitolato la sua Lettera: DIO E’ AMORE.

Mi sembra di poter dire che la luce intellettual che vive nell’opera di Hsiao, giunta a lui attraverso i secoli di un’eredità intellettuale, è la stessa luce che canta
Dante: ‘luce intellettual piena d’amore, amor di vero ben pien di letizia, letizia che trascende ogne dolzore’ (Par, XXX, 40-42)

Nel 2006 in occasione dell’Anno dell’Italia in Cina al National Art Museum of China si è tenuta una retrospettiva di Hsiao Chin intitolata ‘Gloria alla sorgente’: 84 opere nell’arco di 50 anni. E sono venuti a galla i profondi scambi intellettuali fra Italia e Cina.

Personalmente, posso dire che nei miei incontri con Hsiao mi ha colpito la semplicità profonda della sua persona, che dà alla conversazione un tono familiare, a tratti umoristico ed illuminato dalla presenza della moglie Monika di origine austriaca e versata nel canto lirico: una figura che definirei ‘musicale’. Come musicale è l’opera di Hsiao che mi appartiene da poco tempo: ‘Cuore di Luce’. Tuttavia, ha detto un grande amante della musica come Luigi Giussani: ‘mio non è ciò che mi appartiene, ma ciò cui io appartengo’.


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